Michaela Valente sobre Witness to the Age of Revolution

Con questa scelta, rivendicava la discendenza dal re e la legittima ribellione nei confronti degli spagnoli usurpatori con una rivolta più contro il malgoverno che per l’indipendenza. Juan Bautista, fratello di José Gabriel, prese parte alla rivolta, fu catturato e condannato alla prigione, dopo essere stato costretto ad assistere all’esecuzione dei membri della sua famiglia. Umiliato e privato delle sue certezze (“justice seemed to be an illusion”, p. 144), visse quarant’anni di prigionia tra le Ande e Ceuta, territorio spagnolo in Marocco. Durante la detenzione, incontrò molte figure importanti tra veterani della Rivoluzione francese, delle guerre napoleoniche e delle rivolte americane.

Fonte primaria della storia sono le memorie, che Juan Bautista scrisse, arrivato a Buenos Aires nel 1822: “As an 80-years-old who spent 40 years in prison for the cause of indipendence, I find myself transported from the abysm of servitude to the heights of freedom, inspired by new winds […] victim of despotism…” (p. 142). Prodigo di dettagli avventurosi e intriganti, il resoconto presenta valutazioni pugnaci: “The Spanish government and its rulers should be ashamed for having let me leave without righting the offense against humanity committed in my person, a national disgrace” (p. 157).

Il processo di indipendenza in Sud America aveva già maturato i primi esiti, rendendo quindi la sua denuncia della ferocia spagnola non solo tollerabile, ma quasi auspicata: l’Argentina accolse Juan Bautista come un eroe. Si levarono però presto sospetti sulle memorie considerate un falso sulla base del pregiudizio per cui un prigioniero politico indigeno potesse scrivere un testo del genere, non considerando però il percorso di formazione che Juan Bautista intraprese sotto la guida del frate agostiniano Marcos Duràn Martel. L’accusa di impostore pesò a lungo e l’autenticità delle memorie, pubblicate soltanto nel 1941, fu riconosciuta dalle ricerche dello storico peruviano Francisco Loayza, che recuperò molta documentazione presso l’Archivo de Indias di Siviglia.

Nella Premessa, Walker chiarisce: “A graphic treatment allows readers to see these places where he was forcibly transported and to understand their roles in the Age of Revolution. Instead of fictionalizing his life, I have allowed images, drawn from archival materials, to tell the story” (p. XI). Il volume è diviso in tre parti: The Graphic History, sulla vita di Juan Bautista; Historical Context, per chiarire lo sfondo storico-politico e Primary Sources, per pubblicare alcuni documenti rilevanti, tra cui le memorie, le petizioni e una lettera a Simon Bolivar del 1825 per favorire il suo ritorno in Perù.

Published in Nuova Rivista Storica 1-3 (2021).


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